Ecologia e Pneumatici. Cosa ottengo dalle gomme (PFU) riciclate?

Come già più volte ribadito gli pneumatici vanno sfruttati e poi RICICLATI: è un obbligo di legge, oltre che una scelta che rispetta la ecologia.
La parte più consistente di gomma riciclata proviene dal recupero degli pneumatici fuori uso (PFU). Ma come si arriva al prodotto riciclato partendo da uno pneumatico? C’è più di un metodo: vediamoli.
Il primo metodo è la triturazione meccanica delle gomme:
- Rimozione del tallone: separazione degli anelli metallici che sostengono il tallone.
- Triturazione: gli pneumatici sono introdotti nei trituratori, che provvedono a ridurli in frammenti.
- Granulazione: i frammenti della triturazione sono successivamente sottoposti a granulazione. Così le dimensioni vengono ulteriormente ridotte. In questa fase avviene anche una prima separazione della parte in gomma da quella in acciaio e tessile.
- Micronizzazione: i granuli di gomma sono ulteriormente puliti dalle impurità presenti e divisi a seconda delle dimensioni. A questo punto, è possibile ridurre ulteriormente la granulometria della gomma, aggiungendo all’impianto alcuni polverizzatori.
Un’alternativa sono i processi criogenici di lavorazione degli pneumatici fuori uso PFU:
- Si parte comunque da una triturazione meccanica: gli pneumatici dismessi vengono triturati per via meccanica in maniera grossolana.

Per finire ci sono i processi elettrotermici di riciclo delle gomme:
- Come sempre si parte da una triturazione meccanica: gli pneumatici dismessi sono sottoposti ad una triturazione meccanica.
- Trattamento elettrotermico: in questa seconda fase le gomme triturate sono introdotte in forni verticali ad induzione elettromagnetica. Grazie a questo trattamento la parte metallica che costituisce lo pneumatico si riscalda rapidamente fino a raggiungere temperature di circa 700°C. Questo provoca la carbonizzazione dello strato di gomma adiacente che si secca e consente il distacco del telaio metallico dalla restante parte in gomma.
- A fine processo, nella parte bassa del forno, sono raccolti separatamente il materiale metallico, la gomma inalterata e la gomma carbonizzata.
- Devulcanizzazione: attraverso questo processo la gomma è riportata ad una struttura chimica vicina a quella dell’elastomero di partenza. Questo ne permette l’aggiunta alle normali mescole. La devulcanizzazione in genere è effettuata in autoclave mediante processi termochimici sfruttando l’azione congiunta di temperatura, pressione ed additivi chimici.

A questo punto si è ottenuta una gomma riciclabile dagli pneumatici fuori uso: i materiali pronti al riciclo vengono definiti materie prime secondarie.
La composizione delle gomme riciclate è molto simile a quella del materiale vergine di provenienza. Sotto forma di granulato o polverino, può entrare a far parte delle mescole utilizzate dall’industria per numerose applicazioni. Esistono però dei limiti in peso per l’impiego della MPS nella realizzazione di nuovi manufatti. I limiti sono dovuti all’impossibilità di rilavorare tal quale la gomma vulcanizzata e che variano a seconda delle tecnologie impiegate e delle prestazioni richieste al prodotto finale.
I granuli di gomma riciclata sono prevalentemente miscelati a vari leganti per ottenere conglomerati resino-gommosi realizzati per stampaggio a freddo. In questi casi, la percentuale di MPS presente si aggira in media intorno al 60 % – 70 %. Diverso è il caso del polverino che, miscelato all’elastomero vergine o ad altri materiali, può essere sottoposto a pressofusione o altri tipi di stampaggio. Ma in percentuali molto ridotte (20% circa). Purtroppo ad oggi il tasso di riciclo dei PFU per la produzione di MPS non è alto. Rappresenta ancora meno del 20% sul totale degli pneumatici recuperati, mentre più della metà è conferita in discarica. E questo fa salire i costi di smaltimento.
In generale le gomme riciclate degli pneumatici PFU vengono utilizzate per:
- asfalti modificati.
- superfici sportive
- materiali per l’isolamento
- arredo urbano
- materiale per pacciamatura
- riutilizzo in mescola
- come fonte di carbonio nelle lavorazioni delle acciaierie
